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(Sopra)Vivere nel call center #07 - La Stalker - Parte II

(Sopra)Vivere nel call center #07 - La Stalker - Parte II
(Sopra)Vivere nel call center #07
- La Stalker - Parte II
«Ora siamo spacciati per sempre!» esclamò rassegnato Castaldi.
Da inguaribile ottimista che ero avrei voluto dire il contrario, ma la presenza della Stalker nel nostro team mi fece desistere.
«Castaldi hai detto qualcosa?» Chiese la maligna team leader «se hai detto qualsiasi cosa lo sai che a me la puoi dire» lo puntava come fa un lupo verso un agnello.
«No no, io non ho detto niente.»
«Sicuro? Allora sono io che sento le voci. Sono pazza secondo te?»
«No no» stava diventando ansioso «volevo dire che non ho detto niente di rilevante, stavo pensando tra me e me.»
«Ah certo, pensi tra te e te, giusto» stava per andare via, di scatto però si voltò di nuovo verso di lui faccia a faccia «e cosa stavi pensando? Dimmi.»
«Eh... Che ora faremo più vendite di prima con te!» Vedevo una goccia di sudore scendergli dalla tempia.
Nel mentre succedeva tutto questo io stavo compilando un foglio per una vendita avvenuta, provavo ad ignorare la cosa.
«Bravissimo Castaldi, questo è lo spirito giusto! Continua così!» di nuovo se ne stava andando con un sorriso sulle labbra. Fatti due passi tornò veloce di nuovo su di lui «Ma allora la tua precedente team leader era una incompetente?»
L'ansia era ora visibile, tremava «no no, anzi! Anche lei è bravissima!»
«Sì però mi hai detto che ora con me farete più vendite di prima, quindi vuol dire che prima non facevate tante vendite» quel tono di voce stridulo era angosciante «allora mi fai pensare che forse la colpa era sua. Vuoi che lei sappia questo?»
Se il capomastinodonna tornava e veniva a conoscenza di una cosa del genere per Castaldi era la fine. Poteva togliergli ore di lavoro e vendite effettuate. Senza contare le centinaia di frustate che poteva dargli mentre abbaiava come una pazza.
Il mio collega prese un profondo respiro «V-Voglio dire che prima io non ero così tanto bravo come lo sono ora, non è mica c-colpa sua.»
«Sì, certo, hai ragione» sembrava convinta «meglio continuare a vendere ora.»
«Sì, assolutamente!» Senza alcun indugio riprese a lavorare chiamando numeri su numeri. Per sua fortuna risposerò alla sua prima chiamata, appena in tempo per evitare che lei tornasse con uno dei suoi assurdi dubbi.
«Antonio secondo te il tuo collega lavora bene?» Chiese a me con tono alto per farsi sentire tutti.
«Capo scusa» dissi con tono calmo da veterano, sapevo come uscire fuori da situazioni complicate «sto prendendo i dati di una vendita, dopo devo chiamare tre mie attese per delle Tutti Conigli Tanti Pensieri con pagamento in anime» a quelle parole sì placò, stavo lavorando, ma per essere sicuri che mi lasciasse in pace aggiunsi altro «so che Renchi è in difficoltà, credo abbia molti dubbi.»

Tempo due secondi netti era dalla parte opposta dello scantinato ad azzannare Renchi.
«Renchi... Ti trovi bene qui?»

Mors tua vita mea.

(Sopra)Vivere nel call center #06 - La Stalker - Parte I

(Sopra)Vivere nel call center #06 - La Stalker - Parte I
(Sopra)Vivere nel call center #06
- La Stalker - Parte I
«Presto! Scappiamo Saverio!»
Due operatori correvano lungo i corridori cercando un buco dove nascondersi.
«Di qua Daniele, di qua!» Saverio aprì la porta del bagno per gli uomini «qui lei non ci troverà.»
«Ne sei sicuro? E' un mostro quella.» erano col fiatone per la corsa.
«Proviamoci.» Entrarono e rimasero in attesa.
Saverio guardava dal buco della serratura per essere sicuro di scamparla. Passò una figura magra e bassa, aveva un naso aquilino con un neo prominente sulla punta e dei capelli rossi unti. Questa si guardò intorno per poi passare avanti.
«Sì, è andata via la Stalker, siamo salvi» disse a bassa voce mentre l'altro tirava un sospiro di sollievo.
La porta d'improvviso si aprì «Ah! Eccovi qui sfaticati!» urlò la Stalker con fare maligno mentre il vento faceva svolazzare i suoi capelli.
Una smorfia di terrore e paura sì disegno sul viso dei due mentre gridavano per la disperazione «Nooooooooo! Vogliamo tornare a casa! Noooooo!»

«Antonio, hai saputo di Saverio e Daniele? Del team della Stalker?»
«No, cosa gli è successo?» chiesi a Castaldi dopo aver concluso una vendita.
«La loro team leader li ha trovati mentre tentavano di tornare a casa dopo la fine del turno.»
«Oh no, non sono riusciti a scappare, poveracci» ero davvero rammaricato per loro. Quella team leader era tremenda, era famosa in tutto il call center.
«Già» si voltò verso l'altro collega di cubicolo «hei Germano, posso chiederti una cosa?»
Lui si tolse le cuffie «dimmi, cosa c'è?»
«Tu hai lavorato con la Stalker, com'è?»
Iniziò a respirare ansioso «p-perché me lo chiedi?»
«Per sapere com'è» aggiunsi io «noi abbiamo sempre lavorato con il capomastinodonna.»
«E siete stati fortunati!» con tono concitato «quella è un mostro! Lei vive qui dentro e pretende che i suoi operatori facciano lo stesso. Controllava ogni singola parola che ci dicevamo. Se tornavamo a casa lei alle sei del mattino ti chiamava per chiederti se tornavi a lavoro, anche di domenica e se stavi male. Ti ossessiona in ogni istante, dentro e fuori di qui. O vivevi come voleva lei o ti perseguitava sino all'inverosimile» era visibilmente agitato.
«Hei calmati, non c'è lei ora Germano» Castaldi dicendo così tentò di tranquillizzarlo «abbiamo solo una team leader fissata con le frustate e che abbaia» ridemmo a questa sua battuta. In fondo c'era andata bene.

«Schiavi! Basta parlare! Devo darvi una comunicazione!» iniziò a gridare il nostro capomastinodonna mentre agitava in aria la frusta «Sarò assente per una settimana da lavoro, causa depulcificazione impellente» iniziò a grattarsi «sarò sostituita da una nostra carissima e amatissima team leader.»
In quel momento Germano divenne pallido in volto «no....» Tremava, gli occhi sgranati per la paura, divenne pallidissimo.
«Ciao a tutti sfaticati» disse con tono stridulo la Stalker «sarò la vostra nuova amata team leader.»
«Nooooooo!» Urlò il mio collega. Nel terrore si alzò di scatto per scappare via scontrandosi contro un muro senza volerlo. Cadde a terra.
«Oh guarda chi c'è, Germano» disse il mostro sopra di lui «ci divertiremo un mondo insieme» seguì una risata gutturale surreale.

Un nuovo incubo era iniziato.

(Sopra)Vivere nel call center #05 - La pazzia di Cornelia

(Sopra)Vivere nel call center #05
 - La pazzia di Cornelia
È molto dura la vita di un operatore. Tentare e ritentare di vendere contratti su contratti non è facile. Ricevere continui no, insulti, incazzature ed altro ancora da potenziali clienti è davvero frustante.
Tutto questo può portare alla pazzia.

«Hei Antonio, hai sentito di Cornelia?»
«No, cos'è successo?» domandai al mio collega Castaldi.
Si guardò intorno, come per dirmi un segreto «dicono che sia diventata pazza, prova a vendere a chiunque gli capiti a tiro di voce.»
Conoscevo Cornelia di persona. Era una brava ragazza, dagli occhi verdi e i capelli corvini, i modi gentili e posata. Prima di entrare in quella bolgia aveva da poco finito il liceo col massimo dei voti. Doveva andare all'università, ma non poteva permettersela.
«Dai, spero che stai scherzando.»
«Non sto scherzando, è vero, è diventata pazza.»
«Letteralmente pazza, davvero» aggiunse Anna, stava nel cubicolo dietro di me «ricordate quando aveva bisogno di soldi per pagare le spese mediche a sua madre?»
«Sì me lo ricordo» rispose Castaldi.
«Ecco» continuò Anna «da allora iniziò a fare doppi turni, a vendere senza sosta, superando pure le soglie del bonus per tre mesi di fila anche.»
«Ah però, brava Cornelia» commentai io.
«Pausa caffè!» urlò il capomastinodonna «e sbrigatevi a prendere questo caffè, avete dieci minuti d'aria!»

Invece di andare come sempre in sala relax, andai in cortile. Lì di solito c'era il team di Cornelia, desideravo parlargli. Era seduta vicino al cancello elettrificato del complesso. Trovai strano vedere i suoi colleghi distanti da lei, ammassati.
«Hei Cornelia!»
Lei si voltò lentamente, era come la ricordavo, bella ma con delle occhiaie in più.
«Ciao Antonio! Come stai? Tutto bene?» mi sorrise come faceva sempre.
«Tutto bene, ultimamente il lavoro però è più stressante del solito.»
«Sì, come ti capisco. E' dura a volte vendere» fece una breve pausa sospirando «Sai noi della Truffaldini Associati diamo ai nostri clienti un pacchetto agevolatissimo per chiamare in tutto il mondo spendendo la modica cifra di cinque paperelle come scatto alla risposta per chiamate illimitate!»
Rimasi un attimo interdetto «eh... Si questo lo so... E' il pacchetto Paperelle Senza Pensieri.»
«Esatto! Vedo che anche tu conosci i nostri prodotti! Cosa aspetti! Attivati con noi!» era euforica, con gli occhi sgranati e un sorriso stampato in faccia.
Capì che per l'ennesima volta dovevo salvarmi dai mille pericoli di quel call center infernale.
Fu un colpo di fortuna l'arrivo di Renchi. Mi aveva seguito per parlarmi dell'episodio dell'altra volta.
«Hei Antonio hai un minuto?» Domandò con tono stanco.
Di scatto faccio un passo di lato indicando il mio sfortunato collega «lui è più interessato di me!»
«Benissimo!» disse ad alta voce la pazza «venga con noi, si attivi ora e solo ora Paperelle Senza Pensieri! Con un contributo mensile di venti paperelle potrai avere chiamate illimitate verso tutti e...» Era un fiume in piena. Cornelia iniziò a parlare come una macchinetta per macinare il caffè. Ormai lui era in trappola. L'operazione macina cervello era iniziata.
Io lentamente, senza farmi notare, mi allontanai con passo felpato.

Dopo venti minuti Cornelia la pazza si fermò «allora si attiva?»
«Sì...» rispose Renchi a mo' di zombie «mi attivo ora...»
Con un sorriso diabolico e gli occhi spiritati lei continuò la vendita «Benissimo stimatissimo signor Renchi!»

(Sopra)Vivere nel call center #04 - Come salvarsi dal Controllo Genuinità

(Sopra)Vivere nel call center #04 -
Come salvarsi dal Controllo Genuinità
Quando uno dei temibili operatori del Controllo Genuinità scende nell'immenso scantinato/bolgia-infernale, dove lavorano gli operatori/schiavi senza sosta urlando offerte folli, non è mai una buona cosa. Tutti, dal pivellino appena adescato al veterano rassegnato, sanno di poter esser vittime di punizioni senza senso.

Era vestito come un comune mortale, blue jeans e felpa bianca da mimetizzazione urbana. Mentre scendeva le scale ci guardava tutti come se eravamo un gregge di pecore e lui il lupo cattivo.
Lentamente si avvicinò a Renchi, un novellino che da poco aveva superato il periodo di deviazione, uno mezzo addormentato. In faccia era pieno di brufoli ed aveva una voce acuta e stridula. Il controllore invece era bello lindo e profumato con la voce roca.
Lo puntò dritto negli occhi «tu sai vero come si effettua una registrazione, vero?»
«Certo» rispose Renchi come se fosse tutto normale «si chiede carta d'identità, codice fiscale e numero di costrizione» quelli vicino a lui se la stavano dando a gambe per la paura.
«Sai... Poco fa ho chiamato una tua cliente» iniziava ad alzare la voce «e mi ha dato un codice di costrizione diverso da quello che tu hai scritto!» Lo indicò con l'indice accusatorio.
«E quindi?»
«E quindi?!» Diventò rosso in faccia, un misto di rabbia e compiacenza sadica «quindi ora vieni nella sala torture e ti prendi le tue cinquanta frustate come punizione! Tu sei il peggio di questa azienda! Ameba! Tu vuoi distruggerla! Scrivere un codice errato significa un mancato pagamento! Volevi che tutti quanti noi ci rimettessimo soldi! Ammettilo Antonio!»
Renchi non si smosse né si impaurì «Ma io mi chiamo Renchi, Antonio è quello che lavora dietro di me» mi indicò. Io salutai con la manina tremante vedendomi chiamato in causa.
Ci furono alcuni secondi di silenzio, tutti gli operatori guardavano la scena perplessi. In quel piccolo lasso di tempo mi passò tutta la vita davanti. Il controllore guardò prima me e poi Renchi.
«Lo so che ha sbagliato! So chi è Antonio stupido! Ti pare che sono il tipo di persona che sbaglia? EH?»
«Non so... Io...» Cominciò a confondersi.
Io colsi la palla al balzo per salvarmi «Assolutamente no signore! Voi non sbagliate mai!»
Renchi non aveva capito cosa stava succedendo.
«Esatto Antonio! Noi non sbagliamo mai! Mai! Tu potevi correggere Antonio! E lo hai fatto?! Eh! Lo hai fatto? Rispondi!»
Renchi iniziò a balbettare «N-no, non l-lo corretto signore.»
«Esatto! Non lo hai corretto né prima né dopo! Potevi risparmiarmi la discesa qui e invece no! Hai voluto che io scendessi!»
Renchi tremava come una foglia dalla paura. Gli operatori commentavano la scena per salvarsi la pelle.
«Io corrego sempre quello che mi sta accanto.»
«Sì anche io! Lo faccio sempre!»
«Io poi sono il primo a dire agli altri di controllarmi.»
«Secondo me dovremmo controllarci anche di più!» Aggiunsi io.
«Non verrò licenziato vero?» chiese con tono di supplica Renchi.
«No...» da bestia infuriata il sadico folle si trasformò in angioletto con tono paternale «ti daremo solo cinquanta frustate e poi tornerai a lavoro.»
«Sì, s-sì, grazie, la prossima volta controllo tutto, sì sì.»
«Fai attenzione però, la prossima volta rischi l'evirazione, non è bello essere costretti ad evirare, lo sai...»
«Sì, non è bello evirare sì...»

Dopo che Renchi fu portato fuori dallo scantinato tutti noi tirammo un sospiro di sollievo, tornammo a lavorare il doppio di prima.
Il mio vicino di cubicolo iniziò a pregare per Renchi. Non per la sua salvezza, ma nella speranza che sia sempre lui ad essere frustato.

(Sopra)Vivere nel call center #03 - Il Controllo Genuinità della Truffaldini Associati

(Sopra)Vivere nel call center #03 - Il Controllo Genuinità della Truffaldini Associati
(Sopra)Vivere nel call center #03 -
Il Controllo Genuinità
della Truffaldini Associati
Narra la legenda che dei carcerati furono rilasciati per la loro troppa violenza e pazzia dalle prigioni. Erano così pericolosi, tenerli rinchiusi era un rischio per tutti, incutevano terrore con il loro solo sguardo e riuscivano a spingere le guardie alla follia.

Un uomo astuto e maligno trovò la soluzione a questo problema. Bisognava farli lavorare, tenerli occupati in mansioni dove potevano esprimere a pieno la loro natura malvagia. In questo modo non solo la loro natura non avrebbe mai più danneggiato la società civile, ma avrebbero apportato dei guadagni assai proficui a quest'uomo diabolico.

La persona in questione era il megapresidenteterrestre del call center in cui lavoro.
I prigionieri che liberò sono ora gli operatori del CG, Controllo Genuinità.

«Signora Innocui, sono Iavol del Controllo Genuinità Truffaldini Associati, buongiorno...»
«Sì mi dica.»
«Lei ha aderito alla promozione Truffa Non Tutto Incluso, usando come documento carta d'identità, pagamento col sangue in scomode rate di due litri al mese a pagamento trimestrale, giusto signora Innocui?»
«Sì, ma va bene che uso il sangue di mio marito per il pagamento? Anche se la linea è intestata a me dico.»
«Indifferente signora, può darci il sangue di chiunque, purché sia umano» mentre diceva questo si leccava le labbra.
«Perfetto, meno male perché sto già dando il sangue per le bollette della luce.» rincuorata fece un sospiro di sollievo.
«Il suo codice di Importazione Forzata è: 12basta34vivere00?»
«Aspetti che controllo, ho il foglio di là vicino al pc.»
Nell'attesa il controllore faceva strani disegnini di morte sul tavolo da lavoro con un coltellaccio arrugginito «chissà quanto dolore darò al prossimo operatore...» canticchiava tra se e se la creatura malvagia.
«Eccomi, il codice è sbagliato, alla fine ci sta 01 e non 00.»
«Capito signora» strofinandosi le mani e leccandosi i baffi «provvedo a correggere subito. Tra quattro giorni uno schiavo delle consegne le porterà l'offerta pacco, si ricordi di firmare con il nome completo, le auguro una buona giornata.»
«A lei, arrivederci.»

Il controllore sfogliò la pratica sul pc, come un lupo alla ricerca della sua preda «vediamo chi riceverà cinquanta frustate oggi per un errore stupido stupido... Vediamo... Toh! Antonio! Il mio preferito! Mwhuahuahuahahua.»

(Sopra)Vivere nel call center #02 - Per (dis)grazia ricevuta

(Sopra)Vivere nel call center #02 - Per (dis)grazia ricevuta
(Sopra)Vivere nel call center #02 - Per (dis)grazia ricevuta
«Non ci stanno buoni contatti oggi Antonio» disse Castaldi, mio vicino di cubicolo.
«Già, tutti che ti mandano a quel paese.»
«Ieri hanno evirato Berlini.»
«No! Davvero? Perché?» Ero molto stupito di questo, Berlini era un bravo venditore, non aveva mai ricevuto delle frustate, sempre lì a vendere ad ogni costo.
«Nell'ultimo mese era in zona rossa, gli mancava un contratto per salire ed evitare la punizione...» Al mio collega iniziarono a venire le lacrime agli occhi «ma purtroppo gli hanno abbattuto due contratti!»
«Oh no... Povero Berlini.»
Un attimo di pausa prima di dirmi una cosa che mi sconvolse molto «anche io sono in zona rossa Antonio.»
A sentire quelle parole iniziai a preoccuparmi «no dai, non mollare! Oggi devi fare almeno una vendita da tre!»
«Ci vorrebbe un miracolo» disse con tono rassegnato.
Con tristezza riprendemmo tutte e due a lavorare. Quel giorno però successe dell'incredibile.
«Hei guarda!» Dissi con tono entusiasta indicando sul display il nome della prossima persona da chiamare «leggi questo nome!»

Nome: Immacolata
Cognome: Madonna

In meno di cinque minuti metà call center era davanti al mio monitor in ginocchio, pronti a chiedere una grazia. Anche il capomastinodonna era lì davanti con il rosario in mano a chiedere la fine del suo calvario dentro quel posto dimenticato da dio.
«Dai Antonio chiama!»
«Finalmente potrò avere un miracolo, un lavoro vero!»
«Io prego di poter raggiungere il bonus, altrimenti non potrò pagare l'affito»
«Io vorrei l'i-phone nuovo, quello vecchio me lo sono stancato»
«Chissà se può darmi una raccomandazione per entrare nel grande fratello»
Avevo paura di premere il tasto di chiamata. Non ci credevo in quel momento, non poteva essere vero. Dopo aver inserito il vivavoce poggiai la mano tremante sul mouse e feci click.

Silenzio.

«Ditta telefonica Menzogne & Co. il numero da lei chiamato non esiste, si prega di abbandonare ogni speranza di trovarlo attivo.»

Il giorno dopo Castaldi fu evirato.

(Sopra)Vivere nel call center #01 - Lasciate ogni speranza voi che entrate

(Sopra)Vivere nel call center #01 - Lasciate ogni speranza voi che entrate
(Sopra)Vivere nel call center #01
 Lasciate ogni speranza voi che entrate
Hai finito gli studi oppure non puoi permetterti i soldi per continuare?
Hai perso il lavoro e non sai dove sbattere la testa?
Sei alla tua prima esperienza lavorativa ma cercano personale con vent'anni di esperienza anche come lavapiatti?
Non sei straniero quindi non possono sfruttarti a dovere?
Sei pazzo, schizzato, hai le allucinazioni?
Se hai risposto sì ad una sola di queste domande allora puoi intraprendere una luminosa e fortunata carriera nel ramo dei Call center!

Questi si dividono in due grandi categorie, inbound ed outbound:
- Inbound --> gente esaurita dalla troppa crisi ti chiamerà per un servizio che non conosci; uscirai pazzo per soddisfare le loro richieste spesso assurde e senza senso, non perché son pazzi ma per il semplice motivo che sei stato preso, formato alla bene meglio e mandato in trincea a combattere vestito da agnello sacrificale;
- Outbound --> sei il nemico numero uno di ogni possessore di telefono esistente; subirai l'ira incontrastata e violenta di chi è stanco di essere chiamato all'ora di cena, proprio quando sta andando a dormire; avrai un capo che ti guarderà male se non fai diecimila vendite al giorno e dei colleghi usciti fuori di testa.

Come è logico che sia io lavoro in un campo-di-concentramento/call-center-outbound. Ho un numero di serie che mi identifica rispetto agli altri, un cubicolo in cui sono inserito con un computer più vecchio di me prossimo alla pensione, delle cuffie nuove ammuffite ed un capo donna/mastino urlante armato di frusta «Lavorate schiavi se no vi frusto!» di cui bisogna avere paura.

«Antonio! Non hai fatto nessuna vendita oggi!»
Io la guarda provando a non aver paura «No padrona, mi chiudono sempre il telefono in faccia mandandomi a quel paese, come facc...»
«Silenzio!» segue un colpo di frusta «Mi spieghi che ci vieni a fare a lavoro se non lavori?»
Inizio a farmi piccolo piccolo «beh sa ci sta la disoccupazione e quelle poche briciole che racimolo qui mi servono.»
«Tutte scuse! Vai nell'angolino insieme agli altri, faccia al muro sino a quando non te lo dico io!»
«Sì certo padrona, tutto quello che vuole lei.»
Poi segue la solita occhiataccia in stile mastino-pronto-a-sbranarti verso tutti per incrementare le vendite.
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