NERO CAFFE' BUIO

Prendo la tazza blu in mano.
Il caffè è ancora caldo
quando i pensieri, invano,

tornavano al color smeraldo
degli occhi lucidi e belli
di colei che, io spavaldo,

amavo i suoi bei capelli
senza di lei mai curarmi,
ma a voler vincer duelli,

usando delle brutali armi
pur di aver la mia ragione.
Ora non so come riscattarmi

di questa terribile azione:
ho spento una stella lucente,
ecco la mia eterna dannazione.

Questo nero è un emolliente.
lo bevo veloce per il dolore,
voglio che scenda bollente

e sentire il suo sporco odore
mischiato ai bastardi crampi
di un uomo senza alcun valore.

Che lo strazio ora divampi!
Vivere ormai è un tormento!
Mai più nei gioiosi campi

sarò portato dal vivo vento
e la morte intorno scateno.
Aspetto lento di esser spento:

questo buio intruglio è veleno.

L'UOMO CHE VOLEVA

Non potevo né andare avanti né tornare indietro. Ero bloccato in un tempo che non volevo vivere: il presente.
Non sapevo cosa farmene del presente. Quello che volevo era vivere di nuovo quello che c'era stato, un futuro non nuovo ma vecchio e ripetuto, dove avevo la certezza che tutto sarebbe andato come una volta. Avevo voglia di sicurezze.
E invece no, non era possibile. Di nuovo, sempre in ogni istante, vivevo quel presente che non mi apparteneva. Quegli attimi di presente che si ripetevano, istanti dopo istanti, sempre diversi e contemporaneamente uguale per come li vivevo. Non ne potevo più di questo, non lo volevo.
Perché era così difficile rivivere di nuovo il passato? Cosa c'era di male a viverlo e riviverlo ancora? Meritavo di vivere quell'attimo felice che si  è ripetuto una volta in cui tutto andava come io avevo voluto.
Perché venivo punito così? Non è forse un nostro diritto cercare la felicità in ogni modo possibile? E se la felicità risiede in qualcosa, in un evento passato, è un mio diritto allora riviverlo in ogni istante e pretendere che si ripeta  nel futuro.
Cos'era questa storia di un present
e che non mi appartiene? Di cose, persone ed eventi che io non avevo mai voluto ma che comunque mi perseguitavano?
E' forse questa la vita? Essere costretti a vivere in eterno istanti che non ci appartengono?
O forse ero io diverso allora? Vivevo più sereno e allegro. Ma da quando gli stessi eventi non si ripetevano più, piano piano ho iniziato a spegnermi e a perdermi. E allora lì iniziai a pensare che non ero felice, ma avevo la felicità, come un'oggetto che puoi comprare in qualsiasi negozio a poco prezzo.
Mi resi conto purtroppo che volere una cosa ed esserla è totalmente divers. Correre per ottenere quel che si vuole è inutile, i negozi sono chiusi. L'unico aperto ad ogni ora sta dentro di noi, ma niente è in vendita lì: Devi essere socio del club  per poterci entrare.
Ero felice, ma volevo la felicità.

LA SUPPLICA DELL'INVIDIOSO

E' tutto reale in testa.
Quel che penso è vero.
Fan di me la festa,
come se io non c'ero.

Ridono, scherzano, alzan la testa
mentre ingoiano per intero
con una battuta molto lesta
il mio esser sempre fiero.

Anche se non tutto vedo
bastan le parole senza voce,
dentro e fuori me sentite

per voler le persone pentite
in un dolor assai atroce!
Questo è quel che chiedo!

L'AMANTE


Con animo sottile e affilato
viaggiava di mare in mare.
Ricorda porti dov'è stato,
con donne che voleva amare

ma da cui rimase tormentato.
Faceva il cuor loro tremare
perché dalla bellezza era baciato.
Si dava gran da fare

a collezionar tanti cuori,
straripanti di gioia eterna
se lo lasciavano andare

o belve senza timori,
provando con mano ferma
a intrappolarlo con rancore.
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